I governi di sinistra e di destra basati sul liberismo falliranno. Continuiamo a costruire la Terza Via.

  • Di Giovanni De Luca.

Già verso la fine degli anni novanta ebbi modo di convincermi – basandomi su dati di fatto – dell’avanguardia delle nostre tesi in materia di immigrazione.

Vidi il metodo dei governi di allora  (non diverso da quelli di oggi) applicato ai flussi migranti degli anni precedenti e provenienti dall’Est europeo, basato sulla gestione dell’emergenza e incapace di manifestare un “modello” positivo e migliore al cospetto del nostro  impianto programmatico

La conseguenza dell’implosione del blocco socialista e comunista comportò una ondata migratoria verso l’Italia  costretta ad affrontare l’arrivo di persone appartenenti a culture e sistemi differenti. Per la prima volta dopo l’invasione normanna del mezzogiorno, l’Italia si trovo’ a confrontarsi con un processo inverso e da terra  d’emigrazione, superato lo shock iniziale, organizzativo e culturale, divenne terra d’accoglienza candidata ad un Nobel mai arrivato.

Il nostro impianto progettuale, capace di una analisi di fondo derivante da importanti Istituti  come il Centro Studi Ordine Nuovo negli anni sessanta ed il movimentismo che si creò intorno a riviste di approfondimento come “Imperium”, “La sfida” e “Noi, Europa”,  impose la nostra visione all’attenzione dei media, attratti allora, dall’analisi geopolitica di Pino Rauti basata sullo studio della figura  ideologico-culturale dell’immigrato alla fine del XX Secolo; un vero e proprio “sradicato” (i francesi direbbero déraciné ) “incapace di inserirsi nel nuovo contesto di vita perché non riesce a condividerne né la mentalità né la cultura”    – scrisse Rauti che approfondi’ i reali motivi dell’immigrazione –    frutto della condotta aggressiva degli opposti imperialismi.

Rauti si soffermo’  sulla necessità di adoperare gli strumenti della cooperazione internazionale per superare l’emergenza; in altre parole spingere la diplomazia italiana a farsi paladina dei diritti dei Paesi emergenti – teoria che a correnti alterne riemerge dai meandri della nostra scuola geopolitica – e contemporaneamente sviluppare un piano di aiuti volto a modernizzare i Paesi di partenza così da renderli “accoglienti” per i propri cittadini ed evitare il riversarsi in Italia ed Europa di masse di disperati e sbandati.

Da questi studi e da quelle tesi, si consolida la nostra repulsione all’impostazione che le destre attuali hanno voluto dare alla loro azione politica. Noi  sosteniamo con forza il nostro punto di vista, secondo il quale,  l’immigrazione è una conseguenza prima di essere un causa che rimane in capo alle politiche liberali e capitaliste, – turbo capitaliste aggiungiamo noi- in atto nel mondo.

Il nostro è un impianto che non attecchisce perche’ si basa su un ragionamento profondo che necessita di capacità nell’ analisi critica e logica propria del mondo classico dal quale proveniamo e del quale, la società contemporanea è priva.

Le responsabilita, a mio modo di vedere, devono essere addebitato agli effetti devastanti che il sessantotto ha prodotto sulla societa italiana, unitamente alle devastazioni  culturali progressiste in Europa, culture dominanti che hanno annullato, anche durante la fase di apprendimento scolastico,  le capacità individuali di analisi e portato alla dissoluzione una visione di Stato e di società.

Inoltre, la decadenza delle destre in Europa, con un vuoto di classi dirigenti spaventoso e sconfortante,  producono errori. Se le sinistre sono incapaci di governare il problema che assume dimensioni da crisi epocale,  alcuni partiti di “destra” invece di riproporre la battaglia di “alternativa al sistema”,  vanno ad alimentare solo la paura per il “diverso”, lasciando campi  d’azione che fungono d’appiglio ai nostri avversari. Ha ragione chi afferma che  la destra “xenofoba” non è migliore della sinistra “rosa” o arcobaleno.

Noi siamo diversi e non la pensiamo come loro. Ne’ come gli uni, né come gli altri.

Il vertice di Parigi degli scorsi giorni deve preoccupare.

In questo momento politico “aiutiamoli a casa loro”, frase composta in maniera maldestra da Matteo Renzi, cavalcata in corsa da Salvini ed esponenti di Fratelli d’Italia, ha trascinato nel fango un “motto sintesi” di un impianto programatico- progettuale che non merita di fare la fine della politica del “capro espiatorio”.

Anche per questo, per il travisamento di quel messaggio che oggi per bocca dei sopra citati non ha un retroterra programmatico,  preoccupa – e non poco – l’approdo politico del governo italiano che fonda la sua linea politica in Europa sul disperato tentativo di fermare un fiume in piena. Tentativo da ultima spiaggia, quello emerso dal vertice di Parigi appunto, che permetterà alla Libia di ricattarci ed estorcere altro denaro. 

La sinistra come sempre non ha vergogna alcuna, giunge con trent’anni di ritardo a dare ragione alle nostre tesi di allora, lo fa’ pero ancora una volta senza comprendere le dimensioni dell’esodo e l’inutilità di continuare a parlare alle corde insensibili di questa Europa, un nano politico che immagina di continuare a costruire le sue fortune commerciali  introducendo sul mercato “nuovi” schiavi per favorire l’industria tedesca e le fabbriche del Nord Europa, un verme militare che non presidia le sue coste, che non le difende dal terrorismo insieme alle sue popolazioni.

Secondo le logiche di mercato, tutto questo esodo assume un senso, persino il valore economico dell’Euro lo ha in quell’Europa a trazione “fordista” contrapposta all’Europa “meridia” del Sud, dove invece si produce fame e miseria.

Le politiche dei governi progressisti falliranno e trascineranno nel vortice tutti Noi, unitamente ai diritti sociali acquisiti e l’impianto giuridico basato sul diritto romano se non si costruirà una diga contro il liberismo e le politiche progressiste e secondo la nostra linea politica di Terza Via alternativa alle altre citate.

Il grimaldello della dissoluzione dei valori del vecchio continente, l’abbattimento delle colonne d’Ercole di questa parte d’Occidente da sempre foriera di evoluzione sociale, politica, culturale sarà l’adozione dello “Ius Soli” che dobbiamo scongiurare.

Quello che appare un non senso, in questo particolare momento storico mira invece attraversi un processo politico studiato a tavolino a generare il kaos, abbattere i pilastri costituzionali del paese, la famosa costituzione “più bella del mondo” e della quale noi siamo stati paradossalmente convinti difensori.

La nostra missione sara’ nel prossimo futuro quella di guardare ben oltre il contingente.

Bisognera’ stroncare politicamente i “camerieri di Bruxelles” e dopo costruire un fronte di popolo contro i suoi nemici tradizionali: le élites. Le alleanze non potranno essere quelle attuali.

Precedente A Nardo' Gioventu' Nazionale conquista la piazza e la sinistra e' sempre piu' rossa. Di rabbia Successivo No, Presidenta Boldrini. Cosi' non va'.

Un commento su “I governi di sinistra e di destra basati sul liberismo falliranno. Continuiamo a costruire la Terza Via.

  1. E.PALESTRINI il said:

    condivido appieno la tua tesi, sebbene abbia una considerazione riguardo al concetto liberista un po’ più funzionale, ovvero credo che la forza in un cambiamento deve partire da una considerazione mirante al raggiungimento degli obiettivi, primo tra tutti la difesa ed il mantenimento di tutto ciò che è nazionale: l’identità, la storia e la cultura. La via potrebbe essere quella di ragruppare tutte le istanze migliori che hanno fatto bene al ns paese dal riformismo, all’ in6tervento dello stato nell’economia, dalla programmazione economica, amminoistrativa e sociale su base regionale, all’affermazione prudhoniana di solidarietà nel campo economico e sociale all’affermazione del primato nazionale per poi passare alla soci8ali9zzazione ed al corporativismo dal lavoro all’economia

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