1/10 Trieste e la tutela delle radici. La Fiamma

Quattromila delegati provenienti da ogni regione d’Italia, presente tutta la stampa nazionale e giornalisti di testate europee decine e decine di interventi dei congressisti per affrontare i temi cari alla destra. Il rapporto con l’Ue, l’immigrazione, lo ius soli, la legittima difesa, il sud, i rapporti con gli alleati, la riforma dello Stato.

“Terza Via” ha partecipato in maniera significativa con gli oltre quaranta delegati leccesi per prendere atto che in Fratelli d’Italia c’ è voglia di … terza via. Terza via fra la Lega e Forza Italia, terza via fra populisti e sinistra, terza via, ci si augura, anche sul modello di un’economia più solidale, giusta, equa.

A primeggiare una coinvolgente e grande Giorgia Meloni la quale fa propri i tempi  della Patria per dominare con il cavallo di battaglia della sovranità: “Trieste ospita alcune delle memorie più care alla storia della nostra comunità nazionale e perciò risulta particolarmente indicata per celebrare un congresso dedicato a sviluppare i temi del recupero del sentimento e del valore della Patria”. Da qui l’appello rivolto ai patrioti caratterizzato da un sentimento di italianità:  “per noi oggi i patrioti sono gli operai, gli imprenditori che non delocalizzano, le coppie di precari che mettono al mondo un bambino, le maestre che non rinunciano al presepe in classe, le mamme che io considero delle vere eroine” tuona Giorgia Meloni dal palco indicando la via della battaglia politica futura. L’obiettivo è di tramutare la ex “casa delle libertà” in casa dell’identità rilanciando da Trieste, “il programma di governo che può essere sintetizzato in un principio semplice e chiaro: prima gli italiani, prima l’Italia”.

Si riparte dalle radici, ridando centralità alla antica e nobile fiamma tricolore che fu’ della ricostruzione, quando bisognava dare una casa comune a chi non volle sedere dalla parte dei presunti vincitori nel primo dopoguerra del secondo conflitto mondiale.

La Fiamma della continuità con una storia lunga e secolare che traccia i suoi orizzonti nella voglia di futuro, via per questo la base trapezoidale con la dicitura MSI, archiviata, poiché se pur a cavallo fra i due secoli e di strategico posizionamento, lo era nel secolo scorso in quanto partito di lotta e di alternativa al sistema che non c’è più.

Oggi la prospettiva è differente. La lotta è fra il popolo e le élite e per questo Giorgia Meloni è stata chiara: noi non siamo solo la destra, noi siamo il partito della Patria.

Via anche il simbolo di Alleanza Nazionale. Il progetto politico naufragato sulle debolezze del suo vertice, che avrebbe dovuto traghettare la grande storia della destra italiana nel nuovo millennio, venuti meno i cardini politici incentrati su alcuni suoi uomini come ad esempio Tatarella, ha strisciato vivendo di rendita finché ha potuto, per andare a schiantarsi nell’inconsistenza e sopraffatta dal “berlusconismo”. Quel Berlusconi che ebbe proprio il Msi  -che contendeva alle gigantesche truppe della sinistra postcomunista del PDS dai metodi e dal linguaggio ancora cattocomunista i sindaci di Roma e Napoli-   come base di lancio del suo ventennio.

Era inevitabile ripartire da questo simbolo per mettere due punti fermi: uno, siamo la continuità con la destra europea e mediterranea; due, questa è la nostra storia.

La storia di quei figli che hanno dovuto fare i conti con la vita da soli, troppo presto, perché il padre abbandonò il tetto coniugale della politica lasciandoli orfani. Da quel giorno quei ragazzi formatisi in un era meno dura dei loro predecessori, ma non del tutto scevra da difficoltà derivanti dalla drammatica crisi internazionale che i tempi impone, in poco tempo hanno messo su’ un valido progetto politico e  possono guardare al futuro con maggiore speranza perché la strada è illuminata proprio da quella Fiamma che Almirante fece propria nelle notti più buie della storia d’Italia: “Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”.

 Altri continuano a dirlo Giorgio, sei stato e continui ad essere il condottiero. Lo continuiamo a dire con le parole della “nostra” Giorgia: “Siamo le scarpe piene di fango e le mani pulite. Siamo la destra autonoma…libera.
Noi siamo qui oggi e saremo qui domani.
E quando non ci saremo più noi, ci saranno i nostri figli. E quando non ci saranno i nostri figli, ci saranno i nostri nipoti. Perché questa storia non finirà mai“.

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