Carlo giura. Di scontentare tutti, sfotte gli sconfitti, umilia le minoranze.

  • Da Palazzo Carafa a Piazza S.Oronzo è un mix di retorica, utopie e autocelebrazione. Sullo sfondo la presenza sinistra del suo vice Delli Noci. Somiglia a Scilipoti con qualche anno in meno. Carlo ha giurato di scontentare e noi sappiamo chi.

* Foto tratta dal profilo del candidato.

Da Palazzo Carafa dove il cerimoniere impone rigore e serietà, Carlo Salvemini indossa la fascia tricolore, ma è in piazza che la retorica ed i buoni propositi si lasciando andare in certezze, autocelebrazioni e ingerenti provocazioni lesive dei diritti delle minoranze.Il neo sindaco vuole imporre alle masse la “pedagogia dell’esempio” partendo da un discorso che di leccese ha solo ritornelli somiglianti al barocco, ma questi incentrati sul nulla. Sterili enunciazioni di principi mentre leggiamo la psicologia dei gesti, sale sulla linghiera del palco, alza più volte le mani al cielo come un tempo faceva il Divino Otelma e si lancia in giochi di prestigio con le parole tipiche dell’uomo cresciuto negli ambienti culturali di sinistra e radical chic, richiama il suo abbigliamento di circostanza, ma già da domani giura che sarà diverso e si tocca più volte i capelli. Un gesto inconscio per tranquillizzarsi e acquisire maggiore sicurezza nei momenti di tensione, che funziona come gesto meccanico di riequilibrio funzionale della mente, come a voler cambiare il ritmo e la velocità di pensiero: “la mia giunta scontentera’ qualcuno afferma”. Non abbiamo dubbi, ma siamo certi che quel qualcuno non saranno né il Partito Democratico, né l’Udc del formidabile duo Totò Ruggeri e Salvatore Negro. Per trovare gli scontenti bisognerà “andare oltre”, ma non di molto perché proprio nel partito di Mellone sarà la vittoria di Pirro. L’asse è la sinistra ed i suoi molteplici interessi sulla Città.

Ma toccarsi i capelli significa anche fuggire davanti a determinate minacce potenzialmente politicamente mortali. Chi tradisce una volta tradisce sempre Carlo e poi se le minacce vengono dalle fila dei “finiani” del Fli è presto detto.  Infatti questo gesto traduce il bisogno di liberare il corpo dal pensiero per permettere al corpo di scappare in salvo. Scappate da chi? Da chi incombe alle sue spalle? Alessandro Delli Noci non lo molla un attimo. È sempre alle sue costole e lui, non omette mai di citarlo. A noi somiglia a Scilipoti con qualche anno in meno.

Nel dicembre 2010, con l’avvicinarsi della votazione sulla mozione di sfiducia al Governo Berluscono IV, Scilopoti ipotizza il suo appoggio al governo e lascia l’Italia dei Valori. Proprio come il nostro, che lascia il governo di Paolo Perrone per fondare un percorso civico. Strane analogie. Così mentre Domenico Scilipoti da’ vita al Movimento di Responsabilità Nazionale, Alessandro al grido di “stampagnati le fenesce”, si rende conto che il suo ruolo di ben 4 lunghi anni senza mai contestare nessun provvedimento della sua ex Giunta, è da irresponsabili ed avvia una nuova fase, ma solo sulla scorta delle sue ambizioni personali, senza nessuna compravendita illecita, anzi, dopo la sconfitta al primo turno, ecco il nostro giovane rampante,  legge elettorale permettendo, apparentarsi al ballottaggio, compiendo una capriola trasformista e spostando il suo marginale consenso sull’altro sconfitto, Carlo Salvemini.  Sulla scia dei risentimenti personali e degli astii pluridecennali di una certa destra che conosciamo bene, la testa del centrodestra viene deposta sul piatto d’argento servendola ai Salome’ delle ventennali sconfitte. L’armata delle truppe sbandate, consegna a Salvemini figlio, ciò che era stato elettoralmente tolto a Salvemini padre.

Ma è nel cuore del suo discorso che Carlo Salvemini sbeffeggia ed umilia gli sconfitti, parlando di vittoria schiacciante. “In queste ore stiamo leggendo l’analisi del voto che non ci riguarda per niente -dice il neo Sindaco- dopo vent’anni di laceranti riflessioni su perché abbiamo perso, questa volta il testimone lo passiamo felicemente ai nostri avversari”. Tutto normale se non fosse che i numeri parlano di una schiacciante vittoria delle liste di centrodestra al primo turno che superano il 50% e di 7 punti in meno del Candidato Sindaco Mauro Giliberti, falciato dal voto disgiuntoe soprattutto da un accordo fra due sconfitti che con una residua minoranza, vincono 3 – 1.

I tre punti, sono Carlo Salvemini e la sinistra, Alessandro Delli Noci ed i trasformisti,  la pigrizia dell’elettorato di centro destra contro l’ottimo, coerente, convincente e lineare Mauro Giliberti rimasto solo contro tutti. Di quale grande vittoria parla la sinistra ed i suoi camerieri?

Di una vittoria di Pirro che impone al neo Sindaco una mossa maldestra ed ingerente, apparentemente dallo scopo nobile di apertura verso le minoranze, ma nell’individuare Mauro Giliberti come il possibile Presidente del Consiglio Comunale, deplorevole sotto due profili. Due gravi errori.

Il primo: se veramente il neo eletto Sindaco voleva aprire alla rappresentanza Istituzionale delle minoranze, la scelta non la si indica. La si lascia ad un democratico confronto all”interno delle stesse e malgrado tutto, non sarebbe ricaduta su Mauro Giliberti che avrebbe il compito di capo gruppo politico dell’opposizioni riconducibile agli uomini che lo hanno sostenuto.

Il secondo: indicando l’uomo che dovrebbe ricoprire quell’incarico oltre che  in maniera antidemocratica ed improvvisata, ingerendo sulle scelte dell’opposizione,  queste ultime che proprio di primo pelo non sono, si sono chiuse al loro interno con la sottoscrizione di un patto di fedeltà per evitare che oltre ad uno Scilipoti,  si abbiano anche i Razzi di turno in Consiglio Comunale.

Improvvisazione, pressapochismo, presunzione, arroganza e dilettantismo di chi pensa di essere furbo, ma si sa’, la furbizia non è sinonimo d’intelligenza e se il mattino si vede dal buon giorno, chiutitile “le fenesce” perché è arrivato il marinooooooooooooooo

 

 

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