Conclusi gli stati generali del centrodestra di Lecce città. Il nuovo si suicida.

LECCE – Una riunione simile alla traversata nel deserto, una impresa biblica non tanto quella di ricompattare il centrodestra perché allora si dovrebbe parlare della “resurrezione di Lazzaro”, quanto quella di far convergere in una sala di hotel “eletti” e “reietti”.

L’incontro in realta è servito per tastare il polso all’ambiente in vista di quello che accadrà dopo il 9 novembre, all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato sull’anatra zoppa.

Ma anche l’individuazione di una figura a capo della coalizione. L’unica notizia degna di nota.

“Siamo vivi e vegeti”. Ha detto Mauro scusandosi per non aver convocato prima questa riunione. Poi: “Grazie per quello che avete fatto in campagna elettorale. La mia intenzione è dare dignità anche alle piccole liste, perché soprattutto grazie al loro contributo oggi possiamo parlare di anatra zoppa e di eventuali ulteriori elezioni, altrimenti avremmo subito dieci anni di centrosinistra. Voglio tornare a far stare tutti insieme al fianco del nuovo candidato sindaco, che forse siede in questa sala, o forse no. Ad ogni modo, spero non viva la mia stessa campagna elettorale, in cui mi sono sentito più amato dal popolo di centrodestra che dal gruppo dirigente. Io conunque non guidero’ la coalizione”.

La parola poi è passata ad altri esponenti politici, che hanno rimarcato come Giliberti sia un punto di riferimento della coalizione del centrodestra leccese, a questo punto giusto per liquidarlo da incomodo e possibile punto di riferimento per un centrodestra rinnovato.

Il timone torna nelle mani del presunto centro destra del Jurassik Park guidato da paleontolitici esseri, politicanti di professione che non hanno esitato ad avanzare anche oggi una arringa difensiva di parte e di partito a tutela dei propri desideri, ambizioni e aspirazioni.

Ce ne fosse stato uno che abbia affermato: “dopo i miei quattro, cinque mandati, dopo venti- venticinque anni che fracasso i coglioni a questa città, io non sono ricandidabile”.

Lo ha invece detto Giliberti, fino ad oggi equilibrato, moderato, una speranza abortita prima del tempo e che poteva rappresentare un punto di riferimento valido e serio sul quale costruire, svoltare. Invece un maestro di karakiri.

In cuor nostro vogliamo sperare che sia una strategia. Intelligente e fine per uscire di scena e far “sventrare” il branco di lupi in terra di Lupiae. Lupi pronti con i pugnali delle proprie velleita in tasca. Strategia della quale una figura comunque colta come Mauro, potrebbe essere capace. Lo continuiamo a sperare.

Per ora: “il nuovo che si suicida”.

La guida torna nelle mani del vecchio che per limiti dei nuovi, con facilità e naturalezza, ancora una volta riemerge.

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