FDI ed il Congresso di Lecce. Una opportunita’ storica per mettere da parte le divisioni. 1/10

  • Di Giovanni De Luca.

Uno di dieci e’ il primo di dieci articoli che ci porteranno verso il Congresso di Lecce del 28 ottobre per eleggere un numero non ancora precisato di delegati al Congresso Nazionale di Fratelli d’Italia che si svolgerà a Trieste, 1,2,3 dicembre prossimi.

Un evento importante, durante il quale si è chiamati a “fare” politica all’interno del Movimento e per il quale non sono ammessi né errori e né colpi di testa. Il Partito vive un momento delicato, importante. È in continua e costante crescita, anche se a due velocità.

Giorgia Meloni viaggia da un lato basandosi sulle sue forze: una leader giovane,  donna apprezzatissima nel panorama politico nazionale, stimata anche dagli avversari politici. Una ragazza cresciuta a “sacrifici e politica” che non ha mai nascosto la sua provenienza, ossia, i quartieri popolari di Roma che le hanno conferito una dote fra le tante, saper essere diretta e saper parlare al cuore della gente. Una marcia in più nella corsa verso il traguardo.

Poi c’è il freno tirato. La classe dirigente al suo seguito.

Giorgia Meloni lo sa’ perché noi, da attenti osservatori non ci siamo lasciati sfuggire i documenti, le parole, gli scritti, i messaggi del Segretario Nazionale. Sono racchiusi nell’intervento conclusivo dell’esecutivo del partito all’indomani delle elezioni Europee. Chi ha memoria corta può aiutarsi con una buona cura: andare a cercarselo.

In quell’esecutivo Giorgia ha parlato  di un risultato “steccato” – di un grosso gap organizzativo, un limite enorme per la crescita del partito e sembrava descrivesse, dettagliatamente, la storia politica attuale in provincia di  Lecce, non molto diversa da altre realta. A scriver il vero parlano i numeri.

Storicamente la  destra italiana ha basato la sua roccaforte elettorale oltre che a Roma (e nel Lazio) nel meridione: Napoli, Caserta, Lecce, Bari, Foggia Reggio Calabria, Catania, Trapani, Latina, Pescara, Campobasso e Salerno sono da sempre, per chi conosce la storia e le fondamenta del partito, il termometro del Movimento.

Si vadano a vedere i numeri delle europee, delle regionali alle amministrative.

Giorgia disse che era in ballo la scelta di un gruppo di dirigenti di buone peranze, che avrebbero potuto continuare nel PDL occupando uno spazio importante e dei quali componenti, il sacrificio di osare,  non sarebbe stato vanificato per colpa di chi pensava che Fratelli d’Italia potesse essere un passatempo. Una scampagnata. Perché per molti si trattava di una scelta di vita nel solco di ben precise ragioni storiche e motivazioni politiche.

A noi di Prospettive Future il discorso piacque per tanti motivi.

Intanto incominciamo con il dire, che Prospettive Future ha un percorso di viaggio diverso da quello di tutti i dirigenti di FDI.  Noi, segnati perché costretti a crescere in fretta da “rautiani” dell’ultimo Rauti (da Fiamma allo “sciogliete le righe”)  sino a riscoprirci “rautiani senza rauti”,  le percentuali al di sotto del 5% le conosciamo molto bene. La nostra palestra è stata quella dura, marginale, incisiva, per la quale di necessità bisognava fare virtù! – e su queste basi  (quelle del MSI – FT)  abbiamo cercato di mettere sul “chi va’ la’ “, la classe dirigente di Fratelli d’Italia, che conosceva e conosce, solo un metodo di ragionamento politico: l’azione strutturale ed organizzativa dell’Alleanza Nazionale.

Nulla di più infondato. Sbagliato. Irrealizzabile.

Abbiamo cercato di far capire in provincia di Lecce, l’errore organizzativo che era nel metodo. Nel pensare che i risultati potessero venire per “consenso”, per “opinione” o peggio ancora vivendo di “rendita”.

Pensando di “fare cassa” con personaggi del nostro passato o provenienti da altre esperienze politiche. Ma in questo mondo, nessuno da’ nulla, anzi.  Insomma, per dirla con franchezza, abbiamo cercato di tradurre in parole povere, il messaggio si Giorgia Meloni: “pancia a terra e lavorare”.

Forse non siamo stati capiti. Sicuramente ci siamo spiegati male. Acqua passata.

Ora abbiamo davanti una opportunità politica che è il momento unico e serio, per isolarci dieci giorni dal mondo circostante e parlarci al nostro interno. Il congresso si svolgerà il 28 ottobre, i candidati (ci si augura in una lista unica) il 27 dovrebbero  riunirsi in assemblea ed enunciare il loro impegno politico, quanto tempo ed in che modo, vorranno assumere il compito di guida dirigente è diligente  di una meravigliosa comunità politica.

Bisognerà scolpire sulla pietra un patto di onestà reciproca, perché si è chiamati a fare politica fra persone che condividono lo stesso sentire, gli stessi obiettivi, la stessa visione della vita e del mondo. O almeno si presume.

Ed allora, vale la pena “batterle” queste righe, un tempo avremmo scritto: “vale la pena imprimerle con l’inchiostro”. Scritto che sapeva di spiritualità.

Bisogna cominciare a mettere da parte i motivi delle tante rivendicazioni, delle divisioni e bisogna saper andare oltre il contingente. La gente ha bisogno di punti di riferimento seri e coesi,  in un mondo politico di comparse e figuranti, nani e ballerine. Ha bisogno di uomini e donne capaci di incutere sicurezza perché portatori di un progetto politico serio e credibile: il progetto della “destra” che porta ancora nel simbolo la fiamma gloriosa del MSI.

Il passato è passato.

All’insegna di questi valori, al richiamo del sangue, tendiamo la mano pur sapendo che nel bagaglio di esperienze recenti e meno recenti, abbiamo tante ragioni per le quali, potremmo rivendicare riconoscimenti, ma con il dovuto rispetto per quello che da sempre diamo al partito nella ininterrotta “continuità storica ed ideale”, vogliamo continuare a dare impegno, militanza, sacrifici.

Coerenti, “continuiamo” a sedere dalla parte del torto, ma non perché gli altri posti erano tutti occupati, beni’ per scelta, in cuor nostro dovremmo puntare il dito. Facciamo un passo indietro per farne tanti, tutti insieme, in avanti.

Chi ha orecchie per intendere intenda. La mano è tesa e la voglia di investire energie per vincere insieme c’è ed è tangibile. Si ricomincia.

 

 

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