European Multilevel Strategy for Migration. Ecco come ci presentiamo al vertice di oggi in Europa

di Giovanni De Luca

La proposta italiana che il Premier Giuseppe Conte porta oggi in Europa è l’elenco analitico dei problemi che sono sul tappeto. Quello che emerge ad occhio nudo è una totale assenza di “struttura” progettuale, di visione d’insieme, di strategia. Certo non trascuriamo di prendere in considerazione un accordo sotto banco con il gruppo di Visegrad utile per far saltare il tavolo ed i vecchi accordi. Naturalmente su questa seconda ipotesi non nascondiamo tutta la nostra preoccupazione per i “timonieri” – giusto per usare una metafora e rimanere in tema – alla guida del governo italiano. A noi i vecchi accordi non piacciono. Abbiamo delle riserve – e non ne facciamo mistero – sulla capacità di tenuta del Governo stesso,  lacerato in tre filoni. Il primo è quello del Premier e di alcuni suoi ministri molto graditi al Colle, il secondo è quello fra la Lega ed il M5S, il terzo quello fra il M5S con il gruppo di parlamentari facenti riferimento a Di Maio e quello facenti capo al Presidente della camera Fico. Quest’ultimo una vera jattura, la reincarnazione istituzionale della Boldrini.

La brutta figura appena riportata in patria dal Ministero dell’interno italiano Matteo Salvini, dovrebbe far riflettere sull’abisso che c’è –  e che è evidenziale – fra la propaganda politica, le enunciazioni di principio ed il governo dei popoli.

Mentre Salvini era in volo, il capo del Viminale aveva anticipato – inopportunamente come al suo solito – la proposta via Twitter (la propaganda): “Centri di accoglienza” da costruire nel sud della Libia e aiuti “tecnici ed economici” per mettere Tripoli nelle condizioni di controllare il flussi migratori (enunciazione di principio). Perentoria la risposta libica: “Hotspots dell’accoglienza in Italia? No.  Per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia”.

Fallimento dell’azione di governo, quasi a voler dire: se questa è la proposta, vira e rientra in Italia.

Ora, secondo il Governo italiano “Occorre un approccio integrato, multilivello che coniughi diritti e responsabilità. L’Italia vuole contribuire costruttivamente alla formulazione di questo nuovo approccio.Dobbiamo passare dalla gestione emergenziale, alla gestione strutturale del fenomeno
immigrazione. Ciò si realizza in primo luogo con la regolazione dei flussi primari (ingressi) in
Europa, solo così si potranno regolare successivamente i flussi secondari (spostamenti intraeuropei)”.

Ennesima enunciazione di principio giusta, condivisibile, ma poi? Il “piano B”, appena l’Europa risponderà picche?

Queste i 10 punti del documento “European Multilevel Strategy for Migration” licenzianto dalla Presidenza del Consiglio de Ministri italiana:

1. Intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i
migranti e investire in progetti. Ad esempio la Libia e il Niger, col cui aiuto abbiamo ridotto
dell’80% le partenze nel 2018.
2. Centri di protezione internazionale nei Paesi di transito. Per valutare richieste di asilo e
offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari. A questo scopo l’Ue
deve lavorare con UNHCR e OIM. Perciò è urgente rifinanziare il Trust Fund UE-Africa (che
ha attualmente uno scoperto complessivo di 500milioni di euro) che incide anche su contrasto a
immigrazione illegale su frontiera Libia-Niger.
3. Rafforzare frontiere esterne. L’Italia sta già sostenendo missioni UE (EUNAVFOR MED
Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica, occorre rafforzare
queste iniziative.
4. Superare Dublino (obiettivo più complesso). Nato per altri scopi, è ormai insufficiente. Solo il
7% dei migranti sono rifugiati. Senza intervenire adeguatamente rischiamo di perdere la
possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace. Il Sistema Comune
Europeo d’Asilo oggi è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone
riescono a raggiungere l’Europa, poco importa a che prezzo.
5. Superare criterio Paese di primo arrivo. Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Riaffermare
responsabilità-solidarietà come binomio, non come dualismo. È in gioco Schengen.
6. Responsabilità comune tra Stati membri su naufraghi in mare. Non può ricadere tutto sui
Paesi di primo arrivo. Superare il concetto di ‘attraversamento illegale’ per le persone soccorse
in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato
competente ad esaminare richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo
di processare domande per conto di tutti.
7. L’Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non affidate solo ai singoli Stati
membri, la “tratta di esser umani” e combattere le organizzazioni criminali che alimentano i
traffici e le false illusioni dei migranti.
8. Non possiamo portare tutti in Italia o Spagna. Occorrono centri di protezione in più paesi
europei per salvaguardare diritti di chi arriva e evitare problemi di ordine pubblico e
sovraffollamento.
9. Contrastare movimenti secondari. Attuando principi precedenti, gli spostamenti intra-europei
di rifugiati sarebbero meramente marginali. Così i movimenti secondari potranno diventare
oggetto di intese tecniche tra paesi maggiormente interessati.
10. Ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici. E’ un principio che va rispettato,
ma vanno previste adeguate contromisure finanziare rispetto agli Stati che non si offrono di
accogliere rifugiati.

Oggi il dato politico che conta è la spaccatura che la Lega ha creato all’interno della coalizione tradizionale bocciando la proposta di Fratelli d’Italia sul blocco navale e probabilmente per ordine di Fico.

Fratelli d’italia aveva chiesto sicurezza, ripristino della legalità, blocco navale per contrastare l’immigrazione clandestina, registrando sorprendentemente il voto contrario della Lega. Due impegni presenti nel programma elettorale del centrodestra.  La maggioranza dice che questo è il governo del cambiamento, la sinistra che è un governo a trazione leghista: di fatto alla prima prova parlamentare sull’immigrazione l’influenza dell’ala “buonista” del Movimento 5 Stelle ha causato il “cambiamento del leghista”. Una gran confusione.

Precedente Giorgio Almirante ieri ed oggi, nel giorno del suo centoquattresimo compleanno Successivo L'interrogativo di Gioventù Nazionale Lecce: Chi sono i veri razzisti?