Nel 2015 la casa fu rivenduta ad un imprenditore svizzero a ben 1,3 milioni di euro, con un plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro e si riaccendendo i riflettori sul caso.
Nel 2016 la Procura di Roma richiede la custodia cautelare per Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta. Gli indagati avrebbero infatti messo in piedi, secondo la Procura, un’associazione a delinquere a carattere transnazionale dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Rientra in scena Fini, quando si scopre che Corallo tramite Baetsen, aveva dato a Sergio Tulliani i soldi per acquistare l’immobile. Fini si è detto davanti ai pm estraneo ai fatti, posizione non riscontrata dalla Guardia di Finanza che lo avrebbe inchiodato. Secondo la Gdf fu proprio l’ex leader di An e Fli a decidere la vendita dell’appartamento alla società off-shore “nella piena consapevolezza” delle condizioni concordate da Corallo e i Tulliani.
Un altro aspetto della vicenda
Oggetto di queste vorticose operazioni sarebbero stati 2,4 milioni di euro, che Sergio Tulliani avrebbe trasferito ai figli, Elisabetta e Giancarlo, dopo averli ricevuti da Corallo. Il denaro secondo gli inquirenti reimpiegato in acquisizioni immobiliari a Roma e provincia, arrivò da Corallo in coincidenza dell’approvazione del decreto 78/2009 che rinnovò la disciplina del settore del gioco d’azzardo a vantaggio delle società finite nell’inchiesta.
Le dichiarazioni di Fini
“Sono pronto a chiarire davanti ai giudici e a dimostrare la mia assoluta estraneità dei fatti“. Queste dichiarazioni seguono già ad altre, altrettanto deboli e contraddittorie 2010: “Se Tulliani è il proprietario della casa mi dimetto. Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l’amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c’è corruzione né concussione. Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui. Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? E’ Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera. Non per personali responsabilità – che non ci sono – bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe”.
I dubbi
Di pagine oscure ce ne sono tante in questa vicenda. Ad esempio: possibile che il Consiglio di amministrazione della Fondazione Alleanza Nazionale non si sia accorto di quello che succedeva fra il 2008 ed il 2010? Quale è stato il ruolo delle figure interne alla Fondazione delegate al controllo? Nessuno dei vertici di Alleanza Nazionale si é interessato del patrimonio immobiliare della Fondazione? In un determinato momento un deputato rompe con Gianfranco Fini e ne diventa pubblico accusatore: chi lo notizia “dell’affare Montecarlo”? Un affare privato diventa in maniera inevitabile un affare di Stato.
La nostra posizione
Sembra fin troppo chiaro che la vicenda giudiziaria si intrecci con la vicenda politica di Fini in quel momento in rotta di collisione con Silvio Berlusconi e che il sogno di leadership del primo sia naufragato sugli scogli dell’inchiesta. Ma questo ci interessa poco. Per noi bisogna fissare dei punti imprescindibili che legano le sorti di quell’appartamento, del valore spirituale di quell’immobile, alla questione morale che riguarda il nostro mondo e chi lo ha rappresentato.
È un lascito di un’affezionata sostenitrice del partito legata al ricordo di uomini moralmente inarrivabili come Almirante e Rauti, tanto per citare due esempi ai quali da sempre ci ispiriamo. Le aspettative di una convinta sostenitrice dei nostri Ideali e dei nostri Valori, sono state calpestate. Le sue volontà distolte ed il suo bene é finito nelle mani di affaristi. Un po’ come il nostro partito fra il 1995 ed il 2012.
Non possono entrare in ballo analisi sentimentali sul ruolo giocato da Fini e la sua compagna perché é in ballo una questione sentimentale molto più importante, per la quale bisogna essere freddi osservatori ed attendere con pazienza il lento procedere della giustizia italiana.
Siamo certi pero’ che a fronte della violata sacralità delle nostre cose, sia del patrimonio immobiliare e per quanto ci riguarda soprattutto quello Spirituale, una conclusione la possiamo già trarre.
Le responsabilità penali su cui stanno lavorando i magistrati ci interessano, vogliamo capire con chiarezza il ruolo svolto da Gianfranco Fini in questa vicenda ed attendiamo prima di esprimerci. La giustizia deve recuperare il nostro denaro, che se in tutti questi anni non é stato usato per venire incontro alle difficoltà economiche delle famiglie con vittime e dei reduci missini degli anni di piombo, certamente non può, non deve, assolutamemte finire nelle mani di questi “signori”.
Il Sangue dei nostri martiri versato anche in difesa dei luoghi fisici Sacri ed inviolabili, non può essere mortificato oltre. Ben oltre la vanificazione del patrimonio Spirituale da Fiuggi in poi, che per noi È stato tradito e svenduto in modo peggiore al cospetto di questa vigliacca vicenda. E da questo punto di vista non c’è bisogno di attendere nessun tribunale civile o penale.
Si, ci interessano le responsabilità penali – se ci saranno – in capo a Gianfranco Fini ma possiamo già emettere una nostra sentenza di condanna, attraverso il tribunale del popolo missino di Terza Via, contro le responsabilità, equamente suddivise, di tutti coloro i quali e nessuno escluso, a Fiuggi, nel 1995 alzarono la mano votando per l’avvio della disintegrazione di un mondo, permettendo che la testuGgine fosse penetrata e da lì, tutto quello che é sotto i nostri occhi e le nostre attenzioni.
Tutti condannati senza appello. E si tengano questa sentenza, malgrado chi sa quante dovremo leggerne ancora.