Giorgia Meloni: “In futuro sarà difficile che ci sia lo schieramento politico del centrodestra”

Giorgia Meloni gela Silvio Berlusconi quella casa è ormai impossibile da ricostruire: “in futuro sarà difficile che ci sia lo schieramento politico del centrodestra”. Il centrodestra per la leader di Fratelli d’Italia è finito e non potrebbe essere diversamente. A margine dell’Assemblea Nazionale di Fratelli d’Italia svoltasi al Centro Congressi – Roma Eventi giovedì 12 luglio u.s., Giorgia si ferma con un cerchio ristretto di fedelissimi. Sguardo fiero, area serena, soddisfazione generale e scambio di opinioni dopo aver tastato il polso del partito primo di una breve pausa estiva durante la quale si definiranno, comunque, i dettagli di Atreju che si svolgerà come di consueto a Roma dal 14 al 16 Settembre.

Forza Italia

Silvio Berlusconi nel frattempo non molla e sta tentando qualsiasi strada per convincere Matteo Salvini a tornare a casa e a ricostruire il centrodestra. “Continua a parlare e ad agire come se fosse in campagna elettorale, ma Governare è qualcosa di diverso: richiede di saper affrontare problemi complessi, con sobrietà, concretezza, senso delle istituzioni. La voglia di fare notizia spesso prevale. Questo alla luce non paga, neppure in termini di consenso – spiega ad un gruppo di giornalisti il leader di Forza Italia –  la flat tax è incompatibile con i programmi pauperisti dei Cinque Stelle, come il cosiddetto reddito di cittadinanza. Intendo naturalmente una flat tax vera, che per funzionare deve rivolgersi a tutti, famiglie e imprese, e deve consistere in una sola aliquota”, conclude. Una analisi politica scontata ed ininfluente, sia per i giornalisti che per il leader del Carroccio, che sa benissimo di non poter contare a lungo e del tutto sulla collaborazione con il “Movimento 5 Stelle”, né in un ritorno gratuito al vecchio schieramento.

Lega Nord

Matteo Salvini ha dalla sua il vuoto di classe politica nel centro destra ed una crisi profonda della sinistra. E’ tallonato solo da Silvio Berlusconi, fuori gioco per limiti di età e Giorgia Meloni con dalla sua un punto di forza ed uno di debolezza. La leader di Fratelli d’Italia ha un altissimo apprezzamento personale ed è molto più competente e preparata del leader leghista, ma ha anche un grosso handicap: la classe dirigente di Alleanza Nazionale si è dissolta da un pezzo e chi conta, come Maurizio Gasparri è al sicuro o Ignazio La Russa è già al suo fianco. Gli altri sono alla canna del gas. La classe dirigente di Fratelli d’Italia è molto giovane, inesperta, ancora debole. Come il suo movimento che ha solo cinque anni di vita ed una progressiva crescita che non viene scalfita dall’avanzata della Lega o dal Movimento 5 stelle ma che rende una vera fatica ogni impresa elettorale. Siano elezioni politiche, siano elezioni amministrative in Comuni grandi o piccoli, alla nuova destra nessuno regala nulla.

EX AN alla canna del gas

A fine settembre, insieme al cantiere aperto da Viviana Beccalossi e al Patto Federativo di Silvano Moffa, vecchi derelitti della Ex An cercheranno di dare vita ad una rete della destra diffusa che offra una casa comune a tutte le persone di destra che vogliono costruire il “Polo Sovranista”. Tentativo già fallito un paio di volte e che vede protagonisti Gianni Alemanno alleato con i fedelissimo di Gianfranco Fini di Roberto Menia.

 

Movimento 5 Stelle

Il destino del Movimento 5 Stelle è segnato. Il suo picco massimo lo ha raggiunto e la base, una massa informe con un elettorato d’opinione, attende nevrotica le due promesse vitali: “reddito di cittadinanza” e “reale abolizione di tutti i privilegi, non solo dei vitalizi di alcuni parlamentari”. In ogni modo, metà Movimento soffre il leader leghista. Il Presidente della Camera Roberto Fico ha un asse con Sergio Mattarella ed i Sindaci di Roma Virginia Raggi e di Torino Chiara Appendino. Allineati con il Colle, Soros, mezza europa ed una fitta rete di interessi sui flussi migranti che mal sopportano Di Maio e Toninelli più appiattiti sulle posizioni di Matteo Salvini. Beppe Grillo e la Casaleggio con tutti i suoi associati all’inizio nutrono timori verso il leghista ed hanno “congelato” l’asso nella manica di sinistra: il sempre pronto attuale vacanziero Alessandro di Battista qualora siano costretti a dare il ben servito a Luigi Di Maio e parte del gruppo parlamentare al suo seguito. Di straordinari importanza saranno per il Movimento 5 Stelle le prossime elezioni Europee. Gli occhi degli addetti ai lavori sono puntati puntati sul movimento “pentastellato”. Quanto sarà disponibile l’elettorato di protesta “grillino” a sostenere ulteriormente un Movimento che non voleva diventare partito ma lo è diventato? Un Movimento che non voleva essere casta, ma lo è diventato? Un Movimento contro la politica dei politicanti in Tv, ed i suoi rappresentanti ci vanno ogni giorno e parlano un linguaggio condito da perfetto politichese?

Partito Democratico e sinistra radicale

Sul versante di sinistra procede tutto secondo copione. Il Partito Democratico ha avviato la sua lenta e inevitabile decomposizione. L’ala più di sinistra andrà a confluire in un nuovo soggetto di legato all’area del Partito Socialista Europeo. Un’altra più radicale si legherà ai movimenti antagonisti e coloro i quali provengono dalla ex margherita confluiranno nel Partito Popolare Europeo. “Il patto del Nazareno? – lo rifarei, afferma Silvio Berlusconi a Rai News 24 – era un accordo di collaborazione saltato dopo che Renzi ha cambiato idea 17 volte, e poi quando ci siamo trovato alla presidenza della Repubblica un candidato che non era quello stabilito. A quel punto abbiamo capito che non si poteva andare avanti con chi non mantiene accordi”.

Ed il cerchio si chiude.

Fratelli d’Italia

Saremmo degli stolti e dei servi schiocchi se affermassimo che tutto va bene. Per quanto ci riguarda non ci preoccupano né le emorragie elettorali, già arginate da nuovi eletti negli Enti Locali che il partito decide di far materializzare per tirare un ceffone a certi giornali on line, blog “d’area”, detrattori e gufi al seguito dei nostri avversari vecchi e nuovi: 7 consiglieri regionali di Calabria, Veneto, Piemonte, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia; 34 tra sindaci e vicesindaci; 35 assessori,  3 presidenti di Consiglio Comunale ed una pattuglia di ben 140 consiglieri comunali fra maggioranza e opposizione. 45 amministratori in Lombardia, 19 in Calabria, 30 in Puglia,  29 in Sicilia, 18 in Veneto,  20 in Liguria, 25 in Campania, 32 in Lazio, 8 in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Trentino, 6 in Toscana e 2 in Emilia Romagna. Così come non preoccupano i sondaggi elettorali. Sempre commissionati da qualcuno ed inclementi contro Fratelli d’Italia.

Ciò che preoccupa è la fragilità della classe intermedia, dirigenti di partito che ancora non sono passati al vaglio dei Congressi provinciali e regionali, che non dedicano al Movimento il tempo necessario – e ne serve tanto – per seguire le attività sul territorio e negli Enti Locali, raccordandole con il ritmo frenetico dei gruppi parlamentari, una mole di lavoro mal comunicata e non percepita dall’elettorato. Una struttura di partito lenta ed incapace di stare dietro alla velocità comunicativa di Giorgia e qualche volta le fa danno.

Bene fece Giorgia Meloni ad esprime un voto contrario in occasione del referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto a tal punto da mettere in difficoltà esponenti – anche illustri – del partito, legati a doppia mandata ad altri.

Bene ha fatto Giorgia Meloni recentemente a Roma dove c’è bisogno di selezionare classe dirigente “nostra”, che guarda al partito come casa comune della militanza. Dove si serve l’idea.

Bene continua a fare Giorgia Meloni e l’esecutivo nazionale, ad aspettare prima di serrare i ranghi con lo scopo di vedere chi sono veramente i volti ed i nomi di coloro i quali amano il partito. Classe dirigente del domani sulla quale bisogna investire poche risorse in poco tempo. Uomini e donne che non si guardano intontiti dalle “Sirene di Ulisse” per percentuali elettorali artefatte dal sistema.

Comportamenti, scelte anche sofferte, alcune forse troppo drastiche che alla lunga porteranno soddisfazioni. Non possono prevalere ambizioni personali, velleità di carriera fine a se stesse, l’imposizione “dell’Io”  a  discapito del “noi”. Bisogna essere incapacità di uscire dal partito per andare subito in un altro partito. O per lo meno non si può farlo con la stessa capacità di un cambio di scarpe. Non con la stessa capacità di un cambio di pagina su Facebook. Non con la faccia tosta di sostenere l’esatto opposto di quello che si era sostenuto il giorno prima.

“In futuro sarà difficile che ci sia lo schieramento politico del centrodestra”. Questa la certezza di Giorgia Meloni. Che è’ anche la nostra.

Si impone però un’interrogativo: quale sarà, dunque, lo schieramento politico di Fratelli d’Italia, stante anche le attuali percentuali elettorali? E’ un interrogativo più che fondato al quale Giorgia Meloni è tenuta a rispondere ed alla quale alla prima occasione utile, se altri giornalisti di testate nazionali non provvederanno, vedremo di rimediare. Poiché questa è anche la nostra certezza, intanto non ci esimiamo dal dare un a risposta.

Una volta, in epoche in cui era impensabile che il MSI estromesso dall’arco Costituzionale potesse assurgere al ruolo di governo, un giornalista obiettò ad Almirante sulla sua avversità verso qualunque forma compromesso. “E ci dica Almirante, con chi o come, vorrebbe andare al governo dunque?”– chiese il giornalista beffardo.

Almirante, lentamente si voltò verso di lui ed ebbe ad esclamare con pacatezza e convinzione:” il MSI respinge, per l’oggi e per il domani, qualsiasi alleanza di vertice, qualsiasi compromesso con il vertice, qualsiasi inserimento nel vertice, affinché il popolo, nostro unico interlocutore, si senta da noi interpretato è solo con noi vincente.

La nostra conclusione è questa. Non può che essere affidata all’intelligenza ed alla riflessione del nostro  lettore il quale saprà trarne –  per logica –  le inevitabili quanto opportune risposte.

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