Giovanni De luca, con sagace ironia Selvaggia Lucarelli e’ ko. L’errore di Gnocchi. Claretta non si umilia.

Lineare e precisa giunge in redazione la risposta educata e pacata del Presidente del Consiglio Comunale di Novoli Giovanni De Luca, bloccato su facebook dall’azione vigliacca di qualche stolto.

Claretta Petacci sarebbe il nome ideale per il maiale di Giorgia Meloni, mentre la mia gatta non avrebbe potuto chiamarsi Selvaggia anche se di fatto lo era, ogni volta che tornava a casa malconcia per una baruffa o gravida.

A questo punto della satira Selvaggia Lucarelli si arrabbia. È la doppia morale dei VIP? Cosa voleva dire Gene Gnocchi, nel difendersi: “Mi dispiace se qualcuno si è sentito toccato ma rivendico il diritto di satira” (Huffington Post)? E le scuse? La sua sara’ anche satira, la mia pungente ironia.

Selvaggia Lucarelli su “Rolling Stone” ha dissertato su quanto Gnocchi stesse solo praticando l’antica arte dello sberleffo, diretta alla Meloni per altro, e che quindi il celebre battutista non ce lo meritiamo.

Per l’ironia del sottoscritto invece, commentata con altrettanta ironia e nessun insulto verso la Lucarelli da parte dei miei contatti, mi sono ritrovato accostato ad individui, rei – loro si – di indicibili epiteti verso la nota giornalista e con un “cappelletto” sulla sua pagina Facebook a dir poco “forzato”. Testuale: “Dal figlio dell’On … al Presidente del Consiglio comunale di Novoli, quelli che in questi giorni mi hanno dato della p. o della lurida per aver difeso Gene Gnocchi”.

Io non ho dato della p. o della lurida a nessuno. Non ho rivolto alla signora Lucarelli alcun epiteto. L’aver portato alla ribalta nazionale la mia ironia, non ha generato nient’altro che altra ironia, con interventi dei fans della Lucarelli verso di me, del tipo: “secondo me la ingravida lui la gatta”. Ho sorriso. Mentre l’accostamento della mia figura ad offese di altri dai quali prendo le distanze condannando fermamente il tutto, hanno scatenato una pletora di “webeti” contro la mia persona con insulti altrettanto indicibili. Selvaggia le offese contro di me da parte dei suoi fans, non le ha condannate.

Attraverso la mia ironia, sotto forma di satira e con pungente umorismo, ho voluto condividere con altri internauti la ricerca del paradossale con cui ho prodotto spunti di riflessione morale ed al solo fine di far comprendere l’infelice prodotto artistico del comico Gnocchi, la inopportuna logica della doppia morale: e’ normale satira che non dovrebbe offendere i parenti della Petacci, quella del su citato che chiama “Claretta” l’ipotetico maiale del presidente del mio partito Giorgia Meloni? Mentre, per aver apposto alla mia gatta, spesso gravida, il nome di Selvaggia (nome comune di persona come tante ce ne saranno in Italia e nel mondo), mi vedo annoverato, ingiustamente, ad una lista di facinorosi “odiatori” seriali della signora Lucarelli.

Non sono una persona adusa alle offese, né che ama ledere l’altrui onorabilità, soprattutto quella delle donne, per i cui diritti mi batto con ferma convinzione. Sono tante le battaglie che porto avanti in favore di famiglie in difficoltà e con minori, per gli animali i cui diritti difendo strenuamente anche forte della mia carica pubblica quale consigliere delegato al randagismo in seno all’Unione dei Comuni del Nord Salento, contro la violenza in tutte le sue forme, senza dimenticare l’impegno profuso a favore degli anziani soli o abbandonati.

Aver suscitato un sentimento di fastidio con la mia satira, anche se per l’appunto la Lucarelli riconosce che avrebbe prodotto solo lo scherzo di pochi interventi sulla mia bacheca e senza che nessuno sia trasceso in scurrili offese che mai avrei permesso, dimostra la mia buona fede, ma anche l’inopportunità delle parole proferite da Gene Gnocchi.

Ho avanzato le doverose scuse a Selvaggia Lucarelli, Gene Gnocchi non lo ha fatto al cospetto dei parenti di Claretta Petacci. Questa differenza di stile, mi sia consentito, va rimarcarcata con forza.

Come auspicio mi piacerebbe che Claretta Petacci fosse lasciata riposare in pace.

In ultimo, mi auguro che Selvaggia Lucarelli comprenda il mio ragionamento ammettendo l’errore, o per lo meno, il pessimo gusto della infelice battuta di Gene Gnocchi per poi avere con lei, un cordiale colloquio sorseggiando e degustando il “Moscato di Novoli” pregiato passito del Comune che mi onoro di rappresentare, qualora lei gradisse.

È un invito.

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