Sono in tanti a esprimere dissenso sulla rete. Brutta aria anche tra i critici avversari del Vice Premier come Carla Ruocco, Matteo Mantero, Paola Nugnes, Elena Fattori, Giuseppe Brescia, Andrea Colletti, Fabiana Dadone, Federico D’Incà e le figure più radicali che hanno già votato contro come Luigi Gallo, Gilda Sportiello e Doriana Sarli.
NOMINE RAI
Dopo una accurata cernita fatta dai vertici, sono cinque i nomi emersi per i vertici Rai in votazione dal 17 luglio dalle 10 alle 19 sulla piattaforma Rousseau. Quattro nomi due nominati dalla Camera, due dal Senato, altri due saranno votati dal Ministero del’Economia e uno dai dipendenti Rai. Le indicazioni strategiche ci sono e la rete già evidenzia due profili che in quanto donne, anche per garantire la parità di genere, possono farcela: Mazzola e Coletti. Nomi già conosciuti in Rai e molto graditi dai vertici, dimostrazione che se le nomine le fanno altri trattasi di lottizzazione, se le attua il M5S chiamasi: “nobili intenti“.
La questione è molto complessa e va ben oltre semplici nomine che nella sostanza non cambieranno nulla di quello che è stato il passato. Un “nominato” grazie all’indicazione di un partito avrà sempre (o per lo meno con un alta percentuale di probabilità) un sentimento di riconoscenza verso chi lo ha indicato. La questione invece è di merito. Riguarda il conflitto di interessi del nuovo millennio.
IL NUOVO CONFLITTO DI INTERESSI
Se il conflitto di interessi in merito alla radio televisione italiana e la carta stampata, secondo il Movimento 5 Stelle doveva essere basato sul principio che chiunque abbia partecipazioni superiori al 5% del capitale di una società di settore, debba stare alla larga dai palazzi della politica (a meno che non avesse mollato la propria attività 300 giorni prima delle elezioni), oggi si impone di straordinaria attualità il ruolo dei parlamentari del M5S che nello svolgimento della loro azione sono vincolati da un contratto ad un partito politico. Il M5S, a sua volta, incentra dinamiche per sé vitali con una società privata ed il ruolo di quest’ultima non è ancora ben definito e ben compreso.
La Casaleggio Associati opera nell’informazione e dell’editoria informatica e sta spostando il suo Asset strategico verso l’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose e dell’integrazione fra punti fisici e punti digitali. Un filone che bisognerà seguire per capire le strategie globali future del settore anche alla luce della normativa italiana che ci sarà da adottare ed il ruolo delle aziende italiane nel villaggio globale.
Infatti, se pur direttamente la Casaleggio Associati non si occupa più del Movimento 5 Stelle, da quando Gianroberto Casaleggio ha donato la sua creatura Rousseau all’omonima Associazione, ora c’è da capire secondo le affermazioni di Luca Eleuteri (socio della Casaleggio Associati): “Nel tempo libero Davide presta le sue competenze a titolo gratuito all’Associazione Rousseau, siamo abituati come imprenditori a inseguire i sogni e capiamo la sua passione”, bisognerà capire, dunque, la sottile differenza fra una collaborazione retribuita ed una non retribuita quando il raggio d’azione professionale coincide anche con quello non professionale. E’ qui che si incentra il più grande conflitto di interessi che ci possa essere. Nell’influenza che quest’ultimo può avere nel raggio d’azione dei suoi interessi, di quelli dei suoi soci, delle aziende che ruotano intorno al suo mondo e soprattutto in riferimento al disegno politico del quale è portatore il M5S, e del quale scriveremo ampiamente.
Noi fra l’altro restiamo fermi sulla nostra convinzione suffragata da illustri Costituzionalisti, secondo i quali e secondo l’art. 68 della Costituzione: “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”, dunque risulta assolutamente incostituzionale lil contratto fra il M5S ed i suoi deputati. Quella del parlamentare non è una rappresentanza privatistica, la sua è una rappresentanza pubblica che non puo’ essere legata agli interessi degli elettori ma agli interessi nazionali.
Dunque qualunque suo ‘impegno’ con il partito è nullo, ma è il concetto di fondo che non va bene, ossia quello di ritenere chiunque “non libero” di rispondere a se stesso ed alla propria coscienza.