Tap, la storia si ripete. “Amara terra mia”. 4/10 verso il Congresso

Geopolitica. Vertice su Tap, crolla il fronte dei Sindaci il tavolo si allarga. Sul tema delle compensazioni anche l’immancabile CGIL. 

  • Editoriale di Giovanni De Luca

Era solo questione di tempo, lo dicemmo nei corridoi dell’ipocrisia della politica nei giorni durante i quali i Sindaci del territorio -alcuni dei quali spinti da assessori e collaboratori – sottoscrissero un documento unitario da inviare alle cariche più rappresentative del Governo. Dicemmo: “non durerà”.

Non è durata.

Le elezioni politiche sono alle porte e le carte vanno giocate tutte, anche su più tavoli e fronti,  cercando di “spuntare” qualcosa ma non si parli di  vantaggi per la collettività perché non ve ne sono. Nemmeno per l’ambiente e per il territorio.

Recentemente esponenti del territorio hanno fatto crollare la diga del dissenso e della chiusura totale ad un opera di straordinaria importanza per gli assetti geopolitici sovrannazionali, fondamentale per gli equilibri planetari sul piano economico e degli approvvigionamenti energetici legati a politiche liberalcapitalistiche.

Tap è una aggressione violenta contro la natura, contro gli equilibri ormai precari dell’ecosistema,  simbolo dell’usurpazione del potere scagliato contro i valori fondamentali della democrazia, strumento delle élite  contro il volere dei popoli e delle genti.

A Roma senza mandato dei rispettivi Consigli Provinciali e Comunali, senza nessuna conferenza dei Sindaci,  si sono incontrati i rappresentanti di se stessi, con il Ministro della Coesione Territoriale, Claudio De Vincenti e la Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova. Oltre alla parti sociali, c’era anche il professor Laforgia per conto della Regione Puglia (quindi, c’era anche la Regione se pur “camuffata”) e c’era anche la Cgil che dà per scontato l’interesse strategico dell’opera. Il sindacato da sempre doppiogiochista, in piazza in difesa dei diritti sociali e collettivi, nelle stanze del potere a braccetto da sempre con Confindustria. Il sindacato che alla fine di ogni carriera dei suoi Segretari Generali li accomoda fra i banchi del parlamento.  Non poteva mancare.

Il governo insiste:  “il gasdotto si deve fare” ed i  rappresentanti di se stessi partiti dal territorio si sono arrogati il diritto,  la presunzione, di legittimare attraverso l’accettazione del dialogo, il riconoscimento Istituzionale che rappresenta le chiavi ed il lasciapassare dell’opera.

Il comunicato stampa di CGIL poi, è una presa in giro contro se stessa: “Riteniamo necessario un monitoraggio costante su salute e ambiente, oltre che sull’impatto occupazionale”.

Non vi saranno né l’una, né l’altra.

Noi saremo vigili e memoria per richiamarli ad una precisa assunzione di responsabilità. La procedura è la stessa usata per Cerano anni fa, li’ fu ancora più antidemocratica sotto il profilo del ribaltamento del quesito referendario. Altro che “la sovranità spetta al popolo che la esercita nelle forme stabilite dalla Costituzione”. Siete la negazione di ogni principio democratico ed una casta privilegiata di ipocriti.

Gli investimenti di Tap non saranno di privati, sono capitali e proventi di ignoti “partita di giro”,  che saranno prelevati successivamente a “fior di miliardi di euro” in qualche modo da fondi pubblici.

Tanto sono ipocriti che dietro lo sventolio della battaglia per la sostenibilità ambientale, l’innovazione e la decarbonizzazione dell’economia salentina e pugliese, omettono di affermare che quest’ultima è già nei programmi dei prossimi vent’anni.

La soddisfazione di Tap è indescrivibile. Con il minimo sforzo il “muro contro muro” è stato fatto crollare. Sono bastate le velleità di uno sparuto gruppo di persone a discapito di una intera popolazione.Una vigliaccata istituzionale anche contro il collega Sindaco di Melendugno Marco Poti’. 

Un comportamento inqualificabile di una classe politica ignorante, furba, ma non intelligente, figlia di sangue dei traditori del Mezzogiorno ai tempi dei Borbone, adagiata e supina ai tavoli romani  che un tempo nonblontano, falsamente investivano in infrastrutture al Sud ma non servivano per emancipare le nostre genti, creare collegamenti e sviluppo, bensì per depredare con più facilità i contadini dei mosti di assoluta qualità utilizzati al Nord per il “taglio” correttivo delle caratteristiche organolettiche delle “ciofeche” piemontesi, venete e toscane.

Figli di quella classe dirigente che la questione meridionale l’ ha resa resa veramente tale, staccandola da un quadro più corretto, ossia dalla questione nazionale delle necessità del sud.

Quanto accade ancora oggi, è umiliante, mortificante. AMARA TERRA MIA. Lo conosci il Sud?

Tu non conosci il Sud, le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia d’un dado” scriveva Vittorio Bodini, oggi attraversate da un inutile tubo che squarcera’ il ventre del Salento.

Chi ha subito qualunque operazione chirurgica al ventre, sa’ che periodicamente, anche con il cambiare del tempo e delle stagioni, i dolori tornano lievi ma puntuali. Certe cicatrici se pur rese impercettibili dalla chirurgia estetica e dalla miglior mano medica, non rimarginano.

Per non parlare di quelle dell’anima, perché Tap non colpisce solo l’ambiente ed il territorio. Così come altri territori del mondo, anche dell’evoluto Nord, colpisce come tutte le imposizioni “strategiche” mentre i popoli sono costretti al compito di spettatori con ben altre esigenze, aspettative, necessità che i governanti e gli amministratori locali non comprendono o fanno finta di non capire. Un vuoto nell’anima, interrogano sul principio etimologico del termine “democrazia” che non trova più risposta.

Lo faremo noi  perché torneremo sull’argomento.

 
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