Trieste e la destra italiana. Un legame tricolore.

Trieste e la storia del Msi nel dopoguerra si intrecciano indissolubilmente.

Non c’è solo lo schema fascismo-antifascismo, nelle dinamiche di questa Città di confine, ma per il partito che fu di Giorgio Almirante, in quella Fiamma, si inserisce da protagonista un’altra dualità conflittuale, quella tra comunismo e anticomunismo, uno scenario che consente al Msi di giungere a percentuali impensabili nel Nord Italia, che si aggirarono attorno al 12-15 per cento.

Per gli italiani di destra, Trieste è stata una città carica di forti tensioni ideali, tenacemente rivolte alla difesa della sua bandiera senza indulgenze apologetiche. Il Msi non sarebbe stato il Msi senza il legame con l’associazionismo patriottico triestino e l’italia forse non ci sarebbe stata senza la difesa che di essa ne ha fatto il Msi e ne continua a fare la destra italiana.

FOIBE lager naturali contro l’italia è l’italianita’

La cosiddetta “Foiba di Basovizza” è in origine un pozzo minerario: esso divenne però nel maggio del 1945 un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito, dapprima destinati ai campi d’internamento allestiti in Slovenia e successivamente giustiziati a Basovizza.
Le vittime destinate ad essere precipitate nella voragine di Basovizza, venivano prelevate nelle case di Trieste, durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città (dal 1 maggio 1945). A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l’orlo dell’abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo chi non trovava morte istantanea dopo un volo di 200 metri, continuava ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.

MAGAZZINO 18.

Le masserizie degli esuli istriani, fiumani e dalmati dormono sogni inquieti da oltre cinquant’anni nel Porto Vecchio di Trieste. La meravigliosa struttura di questo luogo, lo scenario irreale che si presenta agli occhi del visitatore improvviso, l’altrettanto sorprendente dubbio di pelle che incalza il consuento agente dei luoghi, solo se minima gli appartiene, sensibilità, non fanno giusta corona alle tonnellate di mobilio, suppellettili, attrezzi di lavoro e “masserizie” di ogni tipo (bare comprese) che gente povera, a forza di braccia, ebbe a portar con sé nei momenti dell’obbligato abbandono di case e terreni nei luoghi nativi della Venezia Giulia, dell’Istria, del Fiumano, della Dalmazia. La sorte di quelle genti era segnata con lo scadere della guerra. L’ultima mondiale. Chi nacque nel 1945 (già nel 1943 per la Dalmazia), nacque esule, visse da esule. E sopravvive da esule, se non è morto nel frattempo.
Di quella gente sopravvive lo spirito, il ricordo, spesso celato da silenzi timorosi, una scarsa trasmissione ai figli di quanto si ebbe a passare nei lunghi anni fra la fine dei ’40, il ’50 e il ’60, una ritrosia di istrianità, rare punte di orgoglio, un sentirsi ed essere comunque italiani, una consueta incomprensione del perché bisognò andarsene e … 2000 metri cubi di “masserizie” che, dopo pirandelliani trascorsi, oggi si trovano al Magazzino 18 del Punto Franco Vecchio di Trieste. Sì: proprio ancora nel Porto Vecchio, sito senza pace ma luogo dell’Expo 2008, luogo di prevista riqualificazione totale. Una riqualificazione dalle mille progettualità, contrasti e appetiti, e dai mille discorsi: nessuno dei quali ha mai tenuto conto delle “masserizie” degli esuli istriani.

Il Congresso che Fratelli d’Italia si accinge a celebrare il 2 ed il 3 dicembre,  sarà un appuntamento carico di contenuti per il rilancio della nuova Destra italiana, intrisa anche di memoria storica, di recupero delle radici, di forte difesa dell’Italia e dell’italianita’ in un momento di transizione politica nel quale, i nemici di sempre, da un lato gli eredi di quel comunismo antiitaliamo e gli esponenti del mondialismo della cancellazione delle identità, hanno stretto un patto indissolubile con il solito fine: colpire a morte la nostra Patria. Da qui un chiaro  “Appello ai Patrioti.

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