“Via Mancini 8, Milano”. Fosse solo un immobile. Dentro c’è una storia.

di Giovanni De Luca

“Via Mancini 8, Milano. Di solito, quando passo in zona, sto attento a fare il giro largo per evitare i cattivi pensieri. Ma stamattina evidentemente ero distratto (o magari mi ha guidato il subconscio, chissà), e quindi eccomi qui davanti. Un bel pezzo di storia, non solo di una fazione minoritaria e agguerrita, ma di tutta la città e dell’intero Paese, lasciato marcire nell’incuria più totale. Locali che hanno visto avvicendarsi idee e sogni, lacrime e risate, sudore e sangue di tanti italiani, abbandonati alla putrefazione con la sola compagnia di erbacce e parassiti. E non oso neppure rivolgere lo sguardo verso il basso, perché non voglio immaginare come sarà ridotto il seminterrato del FdG.
Eterno disprezzo per coloro che avrebbero avuto il potere, e il dovere, di evitare questo scempio, e invece se ne sono lavati le mani. Vergognatevi, qualunque sia la casacca che indossate oggi”. 

Questo è il pensiero di un militante dei ” nostri”, Marco de Rosa, sulla cui bacheca le mie attenzioni si sono subito destate e la motivazione è più che logica per chi proviene da un “certo” mondo e non ha fatto in tempo a perdere l’ultimo vagone di un treno denominato Movimento sociale Italiano e la sua struttura giovanile, il Fronte della Gioventù. “Via Mancini 8,  Milano” è un indirizzo che porta dritto nel cuore della nostra storia fatta di avvenimenti dolorosi, sofferti, vissuti da Nord a Sud d’Italia.

Era la Federazione milanese del Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù. L’attualità la si descrive lasciando parlare le foto del De Rosa-. Altro non è, che la storia di tante federazioni più o meno importanti, la storia della anonima sezione di Scorrano in provincia di Lecce di proprietà della Fondazione Alleanza Alleanza Nazionale, anch’essa un rudere  pericolante tanto che il Comune anni fa’ fu costretto ad interessarsene per motivi di sicurezza.

Se pur nella decadenza e nella drammaticità della faccenda, tralasciando i commenti retorici che automaticamente prenderebbero il sopravvento per questioni sulle quali grava già il peso di venti anni trascorsi, un sorriso di speranza sul mio volto mi lascia immaginare. Finché c’è solo un camerata che di questi fatti se ne interessa, nulla è perduto. Quel sorriso poi rientra, la riflessione fa sì che sulla mia  fronte “il cor si legga” quando il link di Facebook chiama a raccolta i commenti di decine di nomi e cognomi,  noti e meno noti, della storia milanese e più in generale quella destra nazionale. Sembrano radunarsi intorno ad un volantinaggio, ad un fatto d’interesse, sembrano tanti guerrieri riemersi dall’oblio, non scalfiti dal tempo in ognuno di loro si posso vedere ancora itratti ddi una giovinezza perduta nel corpo ma non nello spirito. i blue jeans a “zampa d’elefante”, i maglioni neri, i giubbotti  e gli occhiali Rayban.

Marco Valle, Pino Rauti e Paola Frassinetti

Il commento più significativo appare quello di Francesco Biava, storico dirigente del Msi prima e di Alleanza Nazionale poi, da sempre al fianco di Gianni Alemanno. Scrive:  “Ricordo un Marco Valle, giovane insieme a tanti camerati milanesi, ricordo quando uscirono i nomi degli assassini di Sergio (Sergio Ramelli ndr) ricordo il sit-in a Via Nazionale a Roma, Alemanno + 14 la denuncia, io ero uno dei 14. Poi il giorno dopo il transit della Parioli, 4 manici di piccone 1 accetta da pompiere, io Nino Naro e Iovi, via su a Milano, la “parioli-cassia” andava su a Milano per volantinare fuori dalle scuole con i camerati milanesi …… tutto partiva da Via Mancini. Capisco la vostra rabbia capisco il vostro dolore, lo capisco perché è lo stesso che provo nel vedere i sigilli della Raggi su Colle Oppio, che proverei nel vedere via Sommacampagna in quello stato ….. detto ciò però va fatta un pò di chiarezza, sugli immobili della Fondazione e sul loro stato generale. Nel Msi prima ed in An partito dopo tutto il patrimonio immobiliare era suddiviso in tre asset, 2 società immobiliari, Italimmobili e “Nuova Mancini”, nella seconda sta Milano, ed una piccola parte direttamente nel partito, principalmente eredità Colleoni, di cui faceva parte Montecarlo ma non solo, e alcune sedi storiche come Latina. Al momento della trasformazione in fondazione è stato possibile trasferire le 2 società immobiliari non il resto, gia chè le numerose cause e ricorsi presentati dai soci di tutta italia, non hanno consentito ai 13 indicati dal congresso di scioglimento di chiudere la liquidazione dell’associazione An. Nel frattempo il mondo di An si frantuma in mille pezzi, “Futuro e Libertà e Pdl prima, Fdi – Fi – exfiniani dopo, con rivendicazioni varie sulle sedi. In questo clima Milano rimane incastrata nel gioco dei veti incrociati e nella difficoltà a procedere ai lavori di sistemazione senza averne prima deciso una destinazione di utilizzo finale, nonostante vi siano più preventivi per intervenire, l’ultimo di 120mila euro. Il presidente del cda della Nuova Mancini srl, cioè della società immobiliare di cui la fondazione è proprietaria al 99%, cioè il SOTTOSCRITTO è anche disponibile a prendersi la responsabilità di quanto sta accadendo, resta il fatto che qualunque scelta in questo campo si fosse operata …….. avrebbe creato il disastro dentro e fuori dalla fondazione. Nessuna soluzione allora? Inevitabile ed inarrestabile il suo declino??? No, credo che Milano, senza dover diventare una sede di questa o di quella fazione della diaspora aennina, possa diventare una sede della Fondazione a Milano, non utilizzabile per le campagne elettorali, ma affidata a qualcuno che ne consenta un utilizzo a tutti coloro che a vario titolo hanno fatto parte di quella comunità o di quella storia, per organizzare un archivio storico/museo della storia del partito ma anche, anzi soprattutto, per essere un polmone vivo di iniziative culturali e di incontro x tutto il nostro mondo. Bisogna trovare qualcuno che sia in grado di fare questo essendo un “super partes” oppure, meglio, un comitato che rappresenti tutte le anime presenti sul territorio, anche con pesi e misure differenti ma senza escludere nessuno. Credo che se in tempi brevi si costituisse il comitato, e lo stesso formalizzasse una richiesta al cda della Fondazione, il presidente dell’immobiliare “nuova mancini”, che sia io, ancora x poco, o chiunque altro mi sostituirà a breve, verrebbe autorizzato dal socio di maggioranza, cioè la Fondazione, ad eseguire immediatamente i lavori necessari, così come la fondazione non potrebbe sottrarsi alla realizzazione del progetto”.

Marco valle e Paola Frassinetti

Allo scritto seguono i commenti di Marco Valle, Paola Frassinetti ed altri nomi noti e meno noti nella storia della destra milanese. Idee non chiare, proposte sulla spinta emozionale e nulla più, per un quadro che descrive a tinte fosche un pesante eredità e non solo quella patrimoniale, soprattutto quella “comunitaria” frammentata e implosa. Il mio non è un atto di accusa o per lo meno non lo è più. E’ solo una riflessione. Non condanna e non assolve. I tempi attuali non lasciano esempi virtuosi da nessuna parte nelle tante Fondazioni politiche (Dio ce ne scampi) pensate da menti diaboliche ed oggi molte inopportune. Oppure no! Ogni cosa ha un giusto peso, anche positivo se le intenzioni poste in essere sono “buone idee” e da qui “bisognerebbe” ripartire.

Le proposte avanzate nella discussione sono due. Una è “Istituzionale” e l’altra “rivoluzionaria“. La prima: “bisognerebbe costituire un comitato, e lo stesso dovrebbe avanzare una richiesta al cda della Fondazione per una giusta causa gestionale”. La seconda: “bisognerebbe forzare ed occupare l’immobile”. 

Una cosa è certa: mentre per la ricomposizione della diaspora dovranno passare ancora decenni, anche le giovani generazioni hanno eredito la maledizione della “legge del contrappasso” in netta contrapposizione con il simbolo al quale la nostra continuità storica ed ideale si ispira, quindi nessuna speranza di “sovranità ed unione” compare all’orizzionte e tutto scorre come in una sorta di epoca di “riflusso”, gli immobili soffrono il tempo e potrebbero andare irrimediabilmente persi.

Qualcosa bisognerebbe azzardarla.

Fosse anche una occupazione di “cose” che fra l’altro sono nostre e per le quali, gli effetti non potrebbe che essere benevoli. Per lo meno “fare” notizia. magari risvegliare coscienze sopite e, poiché nel dialogo della chat su menzionata qualcuno ha anche avanzato  illazioni, potrebbero evidenziare delle reazioni tali da portare ad imprevedibile svolta.

Se c’è qualcosa che lascia perplessi riguarda il dato di fatto incontestabile che il sangue “sia a ribollire” nelle vene di comuni militanti e mai in quello dei “colonnelli”, dirigenti o ex. Di chi potrebbe insomma. Come se alcuni di loro non avessero lottato al fianco dei camerati uccisi, Sergio Ramelli tanto per citarne uno in linea con l’argomento e “di casa” in Via Mancini, come se siano stati colti da un sortilegio che li ha resi, nel tempo, “immuni” al dispiacere per un immobile abbandonato fatiscente, che ha fatto  la storia di una intera esistenza comunitaria, simbolo di lotta decennale sotto molti punti di vista vanificata, immagine di una attualità che lascia attoniti. Sgomenti.

Sergio Ramelli

Ne ho scritto su “Terza Via” per la prima volta. Non trattavo questo argomento da un decennio e l’ultima volta,  a Cellino S. Marco, litigai con Maurizio Gasparri che era sul bordo di una piscina…. Un bel bagno lo faccia chi può, nel mare dell’ indifferenza che ha ucciso i sogni di molti di noi, quarantenni, ma mai domi.

Precedente Diritti. Con questo Governo va avanti Emma Bonino. Ma che succede alla Lega? Successivo Rubrica. Lo strumbolo di don Bastiano/Mo te la fai con un franzoso? E fatevi il segno del Padre, porca Puttana!

Un commento su ““Via Mancini 8, Milano”. Fosse solo un immobile. Dentro c’è una storia.

  1. Pavesi Pierangelo il said:

    L’UNC RSI è stata cacciata dalla sede che occupava, in uno stabile Aler gestito da MM. Via Mancini sarebbe il posto ideale per collocarvi il museo-centro studi RSI.

I commenti sono chiusi.