Al voto. Ristabiliamo ordine, gerarchie e regole a partire da Lecce.

  • Di Giovanni De Luca

 

“Ma, qualunque cosa accada, le posizioni devono essere mantenute, perché in ogni caso parte essenziale deve essere l’eredità ideale di coloro che ieri, pur sapendo perduta la battaglia, si tennero sul loro posto e combatterono”.                                               Julius Evola

Iniziamo il nostro ragionamento politico, scomodando i piani alti della nostra cultura, Evola, proprio per dimostrare la gravità di quanto sta avvenendo in queste ore,  in una precisa area politica che ci vede in parte coinvolti. Le elezioni amministrative del capoluogo leccese, assumono -per alcuni di noi- le dimensioni drammatiche di una lacerante divisione ed irreparabile rottura. Questo avviene per delle precise responsabilità, di alcuni esponenti politici provenienti dal Fronte della Gioventù, dalla ex Alleanza Nazionale, Futuro e Libertà, in parte da Fratelli d’Italia, ritrovatisi, per loro volontà intorno al progetto politico del Sindaco di Nardò Pippi Mellone.

Foto di proprietà del Corriere Salentino.

I distinguo vanno fatti subito. A Nardò quanto avvenuto con l’elezione di Mellone su Risi è politicamente meritevole di rispetto e condivisibile. Un decennio di militanza attiva ed ininterrotta ha portato un giovane esponente di una precisa area politico-culturale, al Governo cittadino con l’appoggio civico ed a tratti trasversale, di una intera Città. A Lecce e’ avvenuto qualcosa di diverso.

Gruppi elettoralmente deboli dal punto di vista numerico, si sono ritrovati con un peso politico forte sul piano della visibilità, intorno alla figura di un ex assessore, da tempo dialogante con esponenti istituzionali della Regione Puglia, fortemente motivato tanto da autoproclamarsi aspirante alla carica di primo cittadino a Lecce. Tutto bene, velleità rispettabili, scarsamente condivisibili nel metodo. Eppure l’idea affascina quando si paventa un’auspicabile, quanto opportuna,  ipotesi di rinnovamento. Rinnovamento  di grosse fette della classe dirigente, dei suoi esponenti e simboli. Rinnovamento del tradizionale centro destra nazionale e locale. Tutto bello, da noi sofferto, anche se vissuto con i piedi di piombo, divisi fino all’ultimo da “ragion di testa” e  da “ragion di cuore”.

Questa volta abbiamo ragionato con razionalità e freddezza, probabilmente per la prima volta nella nostra vita, ottenendo un provvidenziale salvataggio della nostra onorabilità, al cospetto di un certo elettorato.

Alessandro Delli Noci al primo turno aveva dato un segnale anche se questi ha clamorosamente fallito l’obiettivo di arrivare al ballottaggio. Ora, da qui a spostare l’asse della propria azione politica dal centro destra, a sostegno dell’altro sconfitto Carlo Salvemini e rappresentante della sinistra liberale e radical chic dei salotti buoni di Lecce, ce ne vuole che ce ne vuole! No! Questo è inaccettabile ed opinabile.

Si dice: “per una necessità di rinnovamento e per liberale la Città”. Ma da chi e da cosa? Da una classe dirigente che noi, in linea con il sistema elettorale maggioritario e con un senso di responsabilità politica ed Istituzionale, da sempre cerchiamo di modificare?

Poi c’è il rischio di cadere nel grave errore di consegnare le nostre comunità, alla deriva di una sinistra affarista, delle lobby internazionali, nazionali e Locali ed a Lecce politicamente ancora più famelica, non credibile.

No amici. Non va! E’ grave. Le vostre tesi non reggono:  quella della battaglia morale, quella inerente al  “superamento” della destra e dellasinistra, quella dell’andare oltre con conseguente sfondamento a sinistra, che sa’ di sacrilegio dei nostri cari contenuti e delle nostre tesi, delle quali noi,  soprattutto noi,  siamo gelosi custodi.

Tutto sarebbe rimasto nell’alveo di una brutta campagna elettorale se alcune figure “storiche” dai cognomi pesanti, esponenti del penultimo Fronte della Gioventù, assenti dalla militanza di base, dalla politica attiva e dal confronto quotidiano da oltre un ventennio, non fossero intervenute “a bomba” in rappresentanza della destra reazionaria, della spinta dei risentimenti personali che si trascinano da allora.

Con sciatta presunzione  questi amici confusi ed inconcludenti, hanno pensato di creare un loro spartiacque con relativa indicazione e catalogazione di ciò che e’ bene (loro e la loro schizofrenica azione) da ciò che è male  (noi e la nostra posizione definita: “bisognevole di cure perche’  la parte malata”).

Tutto questo è inaccettabile, lesivo della nostra dignità umana e politica, irrispettoso del nostro percorso e dello spazio politico che con ventennale dignità ed onestà occupiamo legittimamente, perché eletti e sostenuti da un notevole suffraggio elettorale, nelle Istituzioni e per le Istituzioni.

Questo diventa pesante e costituisce la lacerazione con quel “fronte” di persone, autocelebrative e autoreferenziali, difficilmente sanabile. Tutto il resto sono anche stati d’animo, figure che hanno infiammato vecchi ricordi e nostalgiche avventure dalle quali ci siamo lasciati suggestionare. Di suggestione si tratta. Solo suggestione.

Il dato politico dei candidati di loro riferimento è da un punto di vista elettorale, marginale. Sconfitti clamorosamente al primo turno, cercano ora un accordo improbo nella credibilita politica-amninistrativa nel momento in cui si cerca, maldestramente, di spostare consensi su Salvemini da destra  a sinistra. Sono solo chiassosi. Sono stato al telefono non poche ore con tanti amici di quel FDG ed ho riscontrato solo tante enunciazioni di principio. Pippotti e sermoni dei tempi che furono, un po ingrigiti nella capigliatura. Da parte mia anche tanta gelosia. Un’altro dato importante che riscontro (e non riesco a smantellarlo) è dato dal fatto che tutti loro hanno i capelli, mentre a me sono caduti.È questa l’unica analisi seria che mi sento di fare, da queste interlocuzioni. Per il resto politicamente inconcludenti, proprio figli del FDG della goliardia e così molti sono rimasti negli anni.

Quello che mi sento di ribadire, consiste nella certezza che senza di noi, se non avessino continuato, colmando il vuoto di classe dirigente lasciato da disertori in questo ventennio, oggi avremmo un Sindaco del PKK ovunque, a Lecce, a Novoli, altrove.

Infine, ma non per ultimo vogliamo scrivere con chiarezza alcune precisazioni utili a ristabilire l’ordine gerarchico dei rapporti sui presunti “rautiani” che lasciarono Rauti nel 1991 per tornare nelle grazie di Fini dopo le dimissioni del primo dalla Segreteria Nazionale del Msi.

Anche sui  “rautiani” che non ci seguirono a Fiuggi, preferendo il progetto finiano ed  ai “rautiani” che non c’erano nel 2010 alla riunione dello “sciogliete le righe”

La smettano di scimmiottare comportamenti che diventano irriguardosi, manipolatori e distorsivi delle tesi, riducendo al contingente le Linee di Vetta che profumano di purezza intellettuale e morale – ed hanno nel dna di ogni vero “rautiano” una precisa etica.

Omettendo di analizzare il contenuto delle tesi di “Andare Oltre”, ci torneremo dopo lunedì, mi piace invece chiarire ed inchiodare con un punto fermo, il concetto di “sfondamento a sinistra”.

Nella seconda metà degli anni Settanta Rauti ruppe con le posizioni nazionalconservatrici di Almirante, divenendo il capo della corrente della ‘sinistra nazionale’, fortissima fra i giovani missini. Fautore di una svolta movimentista, Rauti predicò lo sfondamento a sinistra, insistendo su temi quali il comunitarismo, l’anticapitalismo (cioè la socializzazione sul modello della Rsi), l’ecologismo (quello völkisch, basato sul radicamento etnico sangue e suolo), il terzomondismo (sostenendo per esempio i palestinesi… ovviamente in chiave antisionista-antisemita, i nazionalismi arabi e altre minoranze, come gli irlandesi), il differenzialismo (mutuato ovviamente dalla nouvelle droite francese di Alain de Benoist e dal Grece, che fu introdotto in Italia dal politico), per indebolire sia il nemico marxista, sia il sistema liberalcapitalista.  Il tutto ovviamente, sintetizzando perfettamente lo spiritualismo di Evola, il cosiddetto fascismo rosso e le idee della nouvelle droite. * (Le ‘nuove destre’ culturali europee. Comunità, identità, regionalismo e neopaganesimo).

Quello che è avvenuto a Lecce non ha nulla di tutto questo,  è solo una maldestra, malriuscita, inqualificabile operazione di consociativismo politico, poltroniera, bramosa di potere,  arrivista e disgustosa .

Rauti a Lecce nei primi anni novanta.

Rauti ebbe modo di affermare: “parlare a sinistra vuol dire, far capire ai contestatori che l’unica rivoluzione è la nostra”. I seguaci di Delli Noci nel parlare a sinistra hanno cercato di far capire a quest’ultimo che per la spartizione di Palazzo Carafa, ci si poteva reciprocamente turare il naso,  del resto l’obiettivo è effimero e circoscritto nel tempo. Giusto il tempo -appunto-  di metter su’ il partito di Emiliano e guardare, con ritrovato entusiasmo, ad una nuova formula di trasformismo politico.

Eccoli, gli “Scilipoti boys” del rustico e del pasticciotto, contro i quali saremo sempre ed orgogliosamente contrari e contrariati. Sdegnati.

Noi se pur inizialmente allettati, nella trappola non ci siamo caduti perché “Prospettive Future” ha lungimiranza “rautiana”. E legittimazione.

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