“Caro Carlo,” non sai dove mettere le mani.

Seguite questo ragionamento. Era l’alba del nuovo mondo, crollato ignominiosanente il regime del pentapartito sotto i colpi di Tangentopoli, fra boiardi di stato e capi di governo “latitanti”, il domani sembrava appartenerci. Il nero bordato d’oro del lutto, dei labari e dei gagliardetti  che faceva da sfondo alla Fiamma Tricolore lasciava alle sue spalle il grigio tramonto che persisteva nelle menti e nei cuori dei camerati da quel cupo 8 settembre 1943. Tricolori sventolanti di festa si imponevano con il blu della “Alleanza Nazionale” al centro di un cielo sereno che spazzava via con sicurezza il pericolo “del rosso sol dell’avvenire”.

Una illusione durata giusto il tempo del giuramento e della proclamazione degli eletti.

Gli ex reietti, i fascisti per i nemici storici i missini per i più moderati  andavano al governo. Nei nostri occhi, l’emozione da primo giorno di scuola dei debuttanti e le mani tremanti, il volto incerto, di Carlo Belfiore nel palesare un certo disagio,  uno dei pochi indimenticati ai quali vogliamo bene.  Ma gli altri, ché star, fra i “biancofiori” appena usciti  dal leafting dei sepolcri imbiancati di Palazzo Carafa e di Via Capruzzi. La sede del capoluogo di città e quello di Regione erano i posti più visibili e percettibili per noi “giovinotti” del Fronte della Gioventù poiche, Montecitorio e Palazzo Madama chi li ha mai visti. Solo in gita Istituzionale?!

Eravamo assetati di vendetta e bramavamo l’ora della tanto auspicata “ghigliottina politica” verso tutti. I dipendenti di quel regime che ci sbatteva le porte in faccia alla richiesta di documenti sui quali fondare la nostra opposizione, le forze di polizia municipale solerti difensori dell’ordine e della legalità contro l’affissione abusiva degli sporchi fascisti. Una illusione effimera quanto fugace.

Tutto cambiò affinché nulla cambiasse realmente.

Funzionari, dirigenti e burocrati di Via Capruzzi e Palazzo Carafa, tutti riconfermati nei loro posti di comando con un ritrovato sorriso e senso di piacevolezza nel vederci girovagare come pecorelle smarrite nei corridoi, grandi, dei Palazzi. Storie di ieri. Non diverse a quanto pare dalle storie di oggi e che i nostri ex cammarati di tante innumerevoli, inelencabili, indimenticabili battaglie, approdati alla rinomata ditta “Scilipoti rustico e pasticciotto leccese”, avranno rivissuto.

Tutelati da una stretta di mano fra il “vecchio” – fino ad un poco di giorni fa’ inqualificabile capo del sistema affaristico- gestionale Paolo  Perrone,  ed il nuovo che avanza seguendo le orme del vecchio. Fuori da Palazzo Carafa solo i consiglieri provenienti dalla destra del Msi. Un repulisti T O T A L E.

” Stamattina, come annunciato nei giorni scorsi – scrive Carlo Salvemini dalla sua pagina personale di facebook – ho incontrato Paolo Perrone per avere con lui un confronto sulle questioni amministrative più importanti e urgenti che sono sulla scrivania del sindaco.
Ci siamo visti nella stanza dove lui ha lavorato per dieci anni e che io invece frequento da solo cinque giorni. Abbiamo conversato per circa trenta minuti e poi ci siamo salutati dandoci appuntamento al primo consiglio comunale.
Vedersi, parlarsi, stringersi la mano è stato il modo più semplice per me di ribadire che ci si può e ci si deve rispettare nelle differenze; che le contrapposizioni politiche non devono mai azzerare lo spazio del dialogo; che le tossine della competizione non devono fare velo alle valutazioni di merito su politiche, provvedimenti, nomine”.

Che idillio da paraculi. Poi annuncia che tutto resterà come era.

Un incontro sicuramente sincero, vista la posizione dell’ex Sindaco, resa pubblica da Paolo Perrone qualche giorno fa: “Caro Carlo, dopo una vita all’opposizione, dopo una carriera politica di “no”, senza responsabilità di governo, senza programmi e progetti, abbiamo notato come la campagna elettorale ti abbia “costretto” a un impegno per cui evidentemente non sei portato, cioè fare proposte. Tanto è vero che una cosa come “smontiamo il filobus” è incredibilmente banale, direi naif. Certo, vorremmo tutti smontare il filobus, ma è noto che il ministero lo permetterà solo tra qualche anno. Giacchè, potevi dire pure che da sindaco garantirai la pace nel mondo o eliminerai il problema dei bambini che muoiono di fame in Africa. È evidente da tutto questo che non avresti le idee molto chiare come eventuale responsabile dell’amministrazione comunale. Eppure hai, anzi avevi, una cosa che io (da avversario) e tanti altri ti abbiamo sempre riconosciuto: la coerenza politica. Quella qualità che ti ha indotto sempre a rifiutare le imposizioni e i cattivi compromessi, che ti ha consentito di essere diverso dagli altri del centrosinistra leccese e che in questo momento storico ti aveva reso un candidato dignitoso. Oggi, però, questa coerenza non c’è più. L’hai sacrificata con una indimenticabile piroetta di opportunismo, cioè l’intesa con uno da te puntualmente contestato per 5 anni (e anche all’inizio di questa campagna elettorale). So per certo che non lo volevi questo brutale accordo di potere. Ma sei dovuto scendere a patti con loro, con Alessandro Delli Noci, che è abituato ai tradimenti in serie e che ha a cuore solo le sue sorti personali, e con Michele Emiliano, che sta mandando a rotoli la Puglia, che usa il Pd per le sue scalate al potere, che tramite te vuole mettere le mani sulla nostra città. Raggiungendo il ballottagio qualche giorno fa pensavi di aver assaporato il gusto sconosciuto della vittoria e per questo avresti voluto tenere la barra dritta e continuare sulla tua strada. Invece hai dovuto ingoiare tutto questo e persino la prospettiva di fare il sindaco “commissariato”. Insomma, caro Carlo, ti sei infilato in un imbroglio che azzera il valore della tua storia politica e che – a questo punto lo hai capito anche tu – ti farà perdere, perchè i leccesi non amano chi si vende e fa contratti sulla loro pelle. I leccesi nu su fessa”.

Un duro!

Parole che non lasciavano ombra di dubbio e tracciavano un futuro fatto di irrigidimenti all’insegna  di una profonda divergenza di vedute. Due mondi opposti, Oriente ed Occidente. Due colori diversi, grigio e rosso. Ed invece no. Sbagliavamo noi. Come al solito.  Continua Carlo Salvemini: ” L’ho poi informato (rivolto indirettamente a Paolo Perrone) dei primi provvedimenti che ho firmato ieri e con i quali ho provveduto a confermare – in attesa di nuove riorganizzazioni – l’ufficio di gabinetto ed il segretario generale del comune. Incarichi fiduciari riferiti al suo mandato sono stati da me ribaditi. Non mi ha nascosto una certa sorpresa. Come mai ho preso questa decisione? Semplice. Credo nella continuità amministrativaRiconosco la serietà e lealtà professionale. Apprezzo le capacità individuali e la deontologia professionaleLe persone che stanno lavorando con me oggi – e che hanno lavorato con Perrone ieri – sono al servizio della città. Sono convinto che tutte sono impegnate – ieri come oggi – per il bene di Lecce”.

Incredibile!

Cari lettori, “tutto  cambia affinché nulla cambi” scrivevamo e lo ribadiamo con convinzione perché in campagna elettorale come in guerra ed in amore, tutto è concesso,  anche dividere percorsi politici ventennali o quarantennali pur di arrivare al potere. Raggiungere il potere per esercitarlo come unica prerogativa.

Ma noi non siamo così! Ed ancora ci “schifiamo” di questi atteggiamenti falsamente cortesi.

C’è incompetenza da parte dei vincitori. Ce ne siamo accorti nell’approccio di Carlo Salvemini al problema “tagli dell’acqua”. Invece di amministrare con una ordinanza, nei pieni poteri di responsabile della sanità pubblica in capo al Sindaco, si preferisce la via tipica della sinistra demagogica e inconcludente dove una certa improvvisazione, incompetenza, insicurezza, si palesa già dalle sue prime battute.

Aveva ancora una volta ragione Paolo Perrone: “Caro Carlo, dopo una vita all’opposizione, dopo una carriera politica di “no”, senza responsabilità di governo, senza programmi e progetti, abbiamo notato come la campagna elettorale ti abbia “costretto” a un impegno per cui evidentemente non sei portato, cioè fare proposte”. Il dramma è che ora gli tocca governare e “Caro Carlo” non sa’ dove mettere le mani.

Che brutto colpo per gli ex cammarati-camerieri. Al servizio del nulla per niente. Oggi come ieri marginali, illusi, inconcludenti. Stampagnati le fenesce. Il ragionamento è finito.

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