La citta’ di destra. Parliamone …

  • di Flavio De Marco, giornalista.

Premesso che le amministrative, sovente, non risentono di giudizi o analisi “politiche”, quindi di ampio respiro ideale o ideologico, ma localistiche, mi vorrei soffermare sull’adagio che Lecce è o sarebbe una città di destra. Sgombriamo subito il campo da un equivoco storico: essere berlusconiani, dal 1993 ad oggi, non significa essere di destra, significa avere idee liberali, centriste e conservatrici. Di destra, per me e credo per tutti coloro che conoscono la storia recente e non del nostro Paese è chi si richiama, ad esempio, ai valori di Giorgio Almirante (giusto per citarne uno, il più popolare ed il più “sistemico”). Poi, magari, qualcuno ha voluto riscrivere il libro di storia delle dottrine politiche o di sociologia o addirittura di storia, ma, così è. Eredi di Almirante, quindi richiamanti ad una idea di destra che già fu del Movimento Sociale Italiano? Forse, oggi, visti i numeri ed i programmi, solo Fratelli d’Italia, partito che nasce sulle ceneri e sui disastri di An prima e del Pdl, ma, tutto da “irrobustire” se si pensa ad una vera forza di governo. Quest’ultime creature disegnate dal Cavaliere Silvio Berlusconi e perciò contenitori di idee liberali e conservatrici. Quindi una deformazione del pensiero di destra, quello autentico, ricchissimo di cultura e di programmazione politica (vastissimi i temi sull’ecologia, sul sociale, sulle politiche comunitarie). Fare un salto indietro e rileggere la storia, a mio avviso, non guasta per la lettura del fenomeno attuale. E quindi subito l’assioma: se la destra non è destra perde, prima a livello interno (di contenuti e di spessore), poi, a livello esterno in termini elettorali. Quando il Movimento Sociale nel 1992-93 stava per divenire una forza capace di “governare” venne geneticamente modificato in qualcosa di diverso, di liberale, appunto. Gli imprenditori, scontata la lezione berlusconiana, credettero che candidarsi direttamente (senza limitarsi nel fungere da sponsor) fosse la scelta migliore: soluzione nefasta anzitutto se si guarda a casa nostra, nel Salento. Gli sponsor di una volta si sono infilati una cravatta e hanno pensato bene di scaldare gli scranni delle diverse assise (comunali, regionali, nazionali ed europee). Ecco il modello della non-destra, modello di Arcore, modello vecchio e perdente, ormai, secondo me.
Quindi, declinando ciò che è accaduto a Lecce: dopo il confronto “sportivo” e “muscolare” tra Mauro Giliberti e Carlo Salvemini, quest’ultimo è stato eletto sindaco di Lecce. Un risultato storico per la città che per vent’anni ha avuto un’amministrazione di centro-destra. Mauro Giliberti non ha perso le elezioni solo per l’implosione del centrodestra in città o i vari tradimenti evidenti e non, ma per ragioni più profonde. Il centrodestra ha basato la propria azione politica su tutto ciò che destra non è, si è aggregato uno schieramento da Salvini a Forza Italia che è un carrozzone in cerca di autore. Quali le idee, quali le grandi idee? Nessuna. Quali le politiche del lavoro call-center a parte? Quali le programmazioni per il futuro? Fatta salva la persona ed il grande professionista, cioè Mauro Giliberti, quali le indicazioni, quali? Nessuna. Nomi, facce, manifesti e slogan. Basta, tutto si esaurisce col personaggio, forte, magari, di un consenso debole, cioè non basato sulle idee ma sulla contingenza del momento “elettoral-paesano”. Tutto in stile “Silvio”. Si, va bene, è chiaro che a livello localistico può prevalere la bagarre o il dispetto tra compaesani, ma ciò è fisiologico. Tutti tradiscono in questo genere di politica “macchiavellica”, perché lamentarsi, è la depravazione democratica, può succedere.
Ora il pallino del gioco passa alla sinistra di Salvemini che dovrà fare i conti con gli equilibri interni alla sua coalizione, alle sue alleanze e via dicendo. Ah, senza tralasciare, ovviamente, l’inasprimento dell’opposizione, la governabilità stessa, le richieste dei cittadini e le emergenze. Ma Salvemini, avrà modo di divertirsi con tutto questo.
Tornando alla destra, a memoria futura, nonostante il risultato dei ballottaggi che in tutta Italia hanno messo a nudo i problemi delle sinistre e dei cinque stelle, sia chiaro che Berlusconi ed altri aggregati non possono più rappresentare credibilmente questo Paese, sia per elementi anagrafici e sia per motivazioni politiche. Un Paese come il nostro può avere di meglio, certamente. A livello nazionale e a tutti i livelli senza grandi idee non si va da nessuna parte e poi si perde, in primis col proprio agire per la comunità e poi nell’urna. In tutta Europa, davvero in tutta Europa la vera idea di destra viene rispettata, praticata e intrapresa…in Italia siamo fermi al manifestino e allo spot. Senza grandi idee è impossibile fare politica…di destra.

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